giovedì 4 giugno 2009

Frankenfish - Mark Dippè (2004)


Torna l’eco-vengeance e lo fa in modo divertente e molto splatter, sembra di esser tornati ai tempi in cui cani idrofobi scorrazzavano per le città, coccodrilli giganti cresciuti nelle fogne seminavano il panico, conigli giganti devastavano fattorie, squali bianchi infoiati molestavano i bagnanti e le orche avevano l’hobby dell’omicidio. Insomma, la rivolta della natura contro un uomo che si crede padrone!
Frankenfish è figlio di questo filone che negli anni ritorna puntuale con una manciata di film sempre interessanti. Questa volta i protagonisti sono i pesci: modificati geneticamente da ricchi cacciatori senza scrupoli, pronti a tutto, anche a sovvertire le regole della natura, (il monito è chiaro) pur di realizzare i propri sogni di caccia.
Il bello di questo genere è che riesce sempre a cavalcare le paure e le ansie del momento.

Luogo:
Paludi della Louisiana, location affascinante e claustrofobica, dove la natura cresce selvaggia e l’uomo è un ospite che puzza come il pesce dopo pochi giorni.

Protagonisti in ordine di apparizione:
Un medico legale di colore (l’eroe della situazione), una biologa asiatica (il pelo giallo tira ultimamente), una coppia di hippy strafatti, un reduce del Vietnam convinto ancora di essere in guerra (affronterà un pesce mutante armato di machete e fucile a pompa), una vecchia esperta di Voodoo, la figlia della vecchia (fighetta di colore uscita direttamente da un video rap) più un altro paio di tizi nel ruolo di mangime vivente.

Mostro:
Pesce serpente, carnivoro, modificato geneticamente, in grado di respirare e uccidere fuori dall’acqua, la grandezza media è di cinque metri, ma il boss finale è almeno sette.

Questi gli ingredienti del film di Dippè già “regista” del film Spawn, che per non smentirsi ci regala un’altra regia piatta ai limiti di un Beautiful e una fotografia in stile Bim Bum Bam. La recitazione è nella media di questi prodotti, gli effetti speciali in digitale animatroni compresi, sono realizzati discretamente: Dippè nasce artisticamente come addetto agli effetti speciali.
La suspance è accettabile e la durata influisce in modo positivo, 81’ minuti a base di pesci giganti, e azione stile anni ottanta si digeriscono come una coca ghiacciata ad Agosto.
Piccola sorpresa questo Frankenfish, tanto splatter in C.G.I. e secchiate di sangue a manetta, certo il deja vu è dietro l’angolo e la cagneria del regista è preoccupante, ma ciò nonostante il divertimento non manca.

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